sabato 4 maggio 2013

Fiore, Cecchini, Guerra, Saccoccio, Giorgetti, Conte, Balice, Schneegass, Campa, Vaj (futuristi 2013)

Antonio Fiore presentato da Andrea Baffoni 

Gianluigi Giorgetti, Antonio Saccoccio, Stefano Balice

Stefano Balice e Graziano Cecchini
Antonio Saccoccio e Riccardo Campa
(in alto: Riccardo Campa, Graziano Cecchini, Stefano Vaj)
Futurismo per la nuova umanità (Roberto Guerra)
Pulsional Gender Art (Vitaldo Conte)
Pulsional Ru.mo.re! (CD - Antonio Saccoccio, Helena Velena, Stefano Balice, Vitaldo Conte, fabiorosho)
Poesia direzionale del tempo di transito (Stefano Balice)
Manifesti net.futuristi (S. Balice, A. Saccoccio, G. Giorgetti, K.P. Schneegass)
Trattato di filosofia futurista (Riccardo Campa)
Anagometaporia (Gianluigi Giorgetti)



giovedì 2 maggio 2013

Balice, Calvani, Campa, Conte, Francolini, Giorgetti, Pantano, Saccoccio, Tallarico (futuristi 2013)

Antonio Saccoccio e Riccardo Campa

Luigi Tallarico e Antonio Saccoccio

Vitaldo Conte e Antonio Saccoccio

Stefano Balice

Marcello Francolini

Gianluigi Giorgetti

Felice Calvani e Antonio Saccoccio

Antonio Pantano

Antonio Saccoccio, Riccardo Campa, Gianluigi Giorgetti

Felice Calvani


Antonio Pantano, Vitaldo Conte, Antonio Saccoccio

lunedì 29 aprile 2013

Antonucci, Saccoccio, Scudiero, Hajek, Fernández Castrillo, Duranti, Carpi, Palmieri, Regnani, Ceccagnoli (foto)

Giovanni Antonucci e Antonio Saccoccio
Giancarlo Carpi e Miroslava Hajek

Maurizio Scudiero

Antonio Saccoccio e Jessica Palmieri

Giancarlo Carpi e Massimo Duranti

Carolina Fernández Castrillo e Antonio Saccoccio

Patrizio Ceccagnoli
Gerardo Regnani e Antonio Saccoccio

mercoledì 10 aprile 2013

Dis/Continuità del Futurismo (mostra, Roma - 11-12 aprile 2013)

L’esposizione comprende libri, riviste, manifesti, fotografie e altro materiale documentario futurista e post-futurista, dalla fondazione del movimento ai nostri giorni.
Tre le sezioni in cui si articola:

1. Il Futurismo 1909-1944: dalla fondazione alla morte del fondatore
2. Il Futurismo dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta: l'eredità nell’era radiotelevisiva
3. Nuovi Futurismi dagli anni Ottanta ad oggi: l'attualità nella rivoluzione digitale

L’esposizione propone una nuova periodizzazione dell’arcipelago futurista, individuando due cesure fondamentali. La prima è il 1944, anno della morte del fondatore Marinetti, che, venendo a coincidere grosso modo con la fine del secondo conflitto mondiale e quindi del ventennio fascista, segna non solo l’esaurirsi del Futurismo come movimento organizzato, ma anche l’inizio del periodo della damnatio memoriae. Negli anni del secondo dopoguerra restano attivi molti futuristi (Gerardo Dottori, Tullio Crali, Mino delle Site, Sante Monachesi, Antonio Marasco, Osvaldo Peruzzi, Alessandro Bruschetti, etc.), ma questi non sono più in grado di essere un gruppo compatto. Con il passare degli anni i primi storici e critici (Calvesi, Crispolti, De Maria, Tallarico, Antonucci, Verdone etc.) iniziano a riscoprire l’importanza del Futurismo, mentre nel 1967 moltissimi dei futuristi ancora viventi si riconoscono nella dichiarazione “Futurismo Oggi”, in cui si legge: «Il futurismo è – in primo luogo – un’idea, non soltanto la raccolta di una stupenda serie di opere ed intuizioni. Un’idea nata alla vita con il primo manifesto di F.T. Marinetti. Un modo di pensiero vivo sempre attuale a livello di qualunque età: nel 1910, nel 1920, nel 1940, nel 1960 ed oltre». E quindi: «Il futurismo non può essere considerato soltanto come un movimento di avanguardia delle arti plastiche e circoscritto in un determinato periodo di tempo. Esso è una concezione rivoluzionaria in continuo rinnovamento perché si fonda, appunto, sul divenire delle cose e delle idee». Questi “futuristi di metà secolo” vivono in piena epoca radiotelevisiva, ma anche nell’epoca delle esplorazioni spaziali. La seconda cesura è utile collocarla a metà degli anni Ottanta e più precisamente nel 1986, anno della grande mostra veneziana “Futurismo & Futurismi” a Palazzo Grassi, in cui il Futurismo per la prima volta dalla morte di Marinetti ottiene una notevolissima visibilità mediatica. Ma questa data, a metà degli anni Ottanta, costituisce uno snodo cruciale non solo dal punto di vista della critica e della storia dell’arte: da lì a qualche anno, infatti, sarebbe cessata l’attività degli ultimi futuristi che avevano conosciuto Marinetti, e comunque nessuno di loro sarebbe riuscito a farsi interprete della nuova rivoluzione tecnologica che stava muovendo i primi passi proprio in quegli anni. Con il nuovo millennio, una nuova sensibilità futurista, profondamente legata all’evoluzione dei media digitali, si manifesta in gruppi e movimenti (Net.Futurismo, Transumanesimo, etc.) attivi prevalentemente sulla rete globale, portando avanti, pur nella discontinuità, l’ideologia e la poetica nate nel 1909.

I documenti sono stati gentilmente prestati da: Archivio Carlo Erba, Collezione Luce Marinetti, Archivio Tallarico, Archivio Saccoccio, Novecento di Massimiliano Vittori, Archivio Conte, Archivio Guerra, Archivio Balice.

Antonio Saccoccio





martedì 9 aprile 2013

Tavola rotonda finale: prenotazioni degli interventi

Abbiamo ricevuto in questi giorni molte richieste di partecipazione alla tavola rotonda prevista per il pomeriggio del 12 aprile.
Per questo motivo abbiamo deciso di aprire le prenotazioni per gli interventi del pubblico già da ora. Sarà sufficiente inviare un'email a futurismoroma@yahoo.it e specificare nome, cognome e argomento dell'intervento che si intende proporre (poche righe). Per ovvie ragioni, ogni intervento potrà avere la durata massima di 5 minuti.

Graziano Cecchini, Il Futurismo È, e BASTA
Stefano Balice, Elettrorumorismo e neotribalismo
Antonio Pantano, Marinetti e Pound, GIGANTI incompresi, proiettati nel FUTURO
Felice Calvani
Gianluigi Giorgetti
Marcello Francolini, CORPO COMUNE come attualità del FUTURISMO

mercoledì 3 aprile 2013

Miroslava Hajek - Bruno Munari: condizione futurista


Miroslava Hajek, UXA Centro d’Arte Contemporanea
Bruno Munari: condizione futurista

ABSTRACT

Questo intervento vuole chiarire alcuni aspetti del lavoro artistico di Bruno Munari, tuttora travisati o addirittura sconosciuti.
Si rileva come egli abbia raccolto le idee del primo futurismo ampliandone i primi concetti a volte solamente abbozzati, fino ad giungere, già nel 1930, ad un'idea dell'arte come ambiente o come installazione per arrivare, nel 1950, ad annullare la pittura reinventandola donandole monumentalità, tramite uso dell'energia elettrica nelle sue “proiezioni dirette”, prime anticipazioni di video installazioni presentate al MOMA nel 1954.
Munari sviluppa, anche dopo la seconda guerra mondiale, nell'ambito del Movimento dell'Arte concreta da lui fondato, il concetto futurista di arte per tutti i sensi oltre a quello, suo proprio, di trascendenza dell'oggetto. Arricchisce, anche, il significato del meccanismo nell'arte, rendendolo biomorfo e donandogli una sua poetica.
Nella sua lunga vita Munari non ha mai abbandonato le essenziali innovazioni del futurismo. Anzi, le ha ampliate e diffuse, vuoi direttamente, frequentando i maggiori artisti della sua epoca, vuoi indirettamente, tramite i libri e l'attività didattica.
L'opera di Bruno Munari continua ad essere tuttora opportunità di ispirazione e di studio.


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Miroslava Hajek nasce nel 1947 a Brno (Cecoslovacchia) dove studia Storia dell’Arte presso la Facoltà di Filosofia dell'Università di Masaryk.
Nel 1967, ancora studentessa, conosce Bruno Munari, con il quale mantiene un contatto epistolare, e, visto l'interesse dimostrato per il lavoro dell'artista, riceve da questi varia documentazione.
Nell’agosto del 1969 mentre si trovava in Italia per partecipare alla manifestazione "Undici giorni di arte collettiva" a Pejo, Miroslava Hajek viene processata e condannata, in contumacia, per motivi politici legati alla “Primavera di Praga”.
Non potendo rientrare in patria, rimane in Italia e nel 1970 fonda, a Novara, il centro culturale “UXA Centro d’Arte Contemporanea” che dirigerà fino al 2000. In tale spazio presenta mostre di diversi artisti dell'avanguardia italiana ed europea.
Nel 1970 Bruno Munari le propone di specializzarsi nell’analisi critica del suo lavoro artistico. Da quell'anno continua, in qualità di storica d’arte, a collaborare con Munari alla realizzazione di una raccolta di opere d’arte in grado di descrivere l’intero percorso creativo dell’artista. Per trent’anni condivide con Munari il progetto di una collezione ragionata, strutturata in modo cronologico, composta da pezzi storici poeticamente rilevanti scelti in accordo con l’artista. Contemporaneamente, raccogliendo e acquisendo disegni dimenticati, forma anche l’archivio delle opere di Romolo Romani.
Nel 1990, dopo la caduta del regime totalitario in Cecoslovacchia viene riabilitata e collabora con il Ministero della Cultura Slovacco. Ha organizzato e curato vari eventi internazionali tra cui “Doppio triangolo”, inserito dalla Comunità Europea nella campagna “EUROPA A COMMON HERITAGE”.
Ha pubblicato diversi libri, saggi ed articoli in vari paesi d'Europa.

Patrizio Ceccagnoli - Marinetti ritrovato: Venezia, Ruskin e la «pupattola»


Patrizio Ceccagnoli, University of Massachusetts Amherst
Marinetti ritrovato: Venezia, Ruskin e la «pupattola»

ABSTRACT

In aperta polemica con John Ruskin, Marinetti scrisse: «Ruskin avrebbe certamente applaudito quei passatisti veneziani che hanno voluto ricostruire l’assurdo campanile di San Marco, come se si trattasse di offrire a una bimba che avesse perduta la sua nonna, una pupattola di cartone e di stoffa destinata a sostituire la defunta». Il brano è estratto dal Discorso futurista agli Inglesi del giugno 1910. Nel luglio dello stesso anno, i futuristi gettarono dalla Torre dell’Orologio migliaia di copie del manifesto Contro Venezia passatista, mentre, sempre nel 1910, usciva finalmente la versione italiana delle Pietre di Venezia. Partendo dal Marinetti recentemente “ritrovato” con la pubblicazione postuma del romanzo Venezianella e Studentaccio, questo contributo si propone di indagare l’attualità dell’atteggiamento futurista nei confronti del passato incarnato nell’architettura di Venezia a cui Ruskin aveva eretto un monumento perenne in lingua inglese.

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Laureatosi all’Università degli Studi di Perugia con una tesi sul ciclo fiorentino di Leopardi, Patrizio Ceccagnoli ha conseguito Master e Ph.D. in Italian Studies alla Columbia University di New York con una tesi sull’ultimo Marinetti. Oltre che alla Columbia, ha insegnato alla Fordham University e all’University of Massachusetts ad Amherst, dove attualmente lavora. Ceccagnoli ha curato l’edizione critica di un inedito marinettiano Il Poema di Fiume (L’Ellisse, V, 2010). Con Paolo Valesio, ha da poco pubblicato presso gli Oscar Mondadori la prima edizione del romanzo marinettiano Venezianella e Studentaccio. È da anni redattore della rivista Italian Poetry Review. In collaborazione con la poetessa Susan Stewart, ha tradotto in inglese le ultime raccolte di Milo De Angelis, Theme of Farewell and After-Poems, in uscita ad aprile presso la University of Chicago Press.

Gerardo Regnani - Social network e Fotodinamismo. La fotografia (im)mobile


Gerardo Regnani, Collezione FINE
Social network e Fotodinamismo. La fotografia (im)mobile

ABSTRACT

Come è noto, la battaglia del Futurismo contro il “passatismo” si è avvalsa anche dello storico contributo di una delle sue espressioni più celebri e peculiari: il Fotodinamismo. La relazione con il Futurismo non è stata però delle migliori, a causa dell’iniziale avversione dei pittori futuristi, plausibilmente alimentata dalla loro non piena consapevolezza delle potenzialità di questo nuovo medium, sebbene il Fotodinamismo abbia anche favorito una sorta di  metadiscorso sulla fotografia in un periodo cruciale per le Avanguardie storiche.
Ma delle Fotodinamiche e del loro valore aggiunto, cosa rimane ora nella dimensione magmatica e rizomatica della rete Internet? In particolare, resta qualcosa di quell’esperienza nel fiume di fotografie che inonda quotidianamente i social network?
Si tenterà di dare una prima possibile risposta a questi interrogativi attraverso una breve serie di considerazioni intorno ad alcuni importanti riferimenti storici, tecnici e teorici che hanno interessato il Fotodinamismo e un primo sguardo su quell’emblematico medium tra i media che è, anche nel web, la fotografia.

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Nato in Svizzera nel 1963, è un ricercatore indipendente nel campo della visual communication e dei media. Il filo conduttore della sua formazione e ricerca ruota tuttora intorno alla fotografia, in una prospettiva che interessa ambiti diversi - antropologia, estetica, semiotica, sociologia, storia, tecnica – per un’analisi critica, tra l’altro, delle funzioni, degli statuti e delle interazioni del medium. 
Le principali tappe del suo percorso formativo sono state: l’Istituto Superiore di Design di Torino, il Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli-Torino (rel. A. Russo), l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (Museo dell’Immagine e delle Arti Visuali), l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (laurea in Scienze della Comunicazione, rel. A. Abruzzese, corr. G. Jacobelli) e, infine, un Executive Master in Marketing, Pubbliche Relazioni e Comunicazione d’Impresa. 
Tra le sue principali collaborazioni si indicano le seguenti: i magazine di comunicazione e media MediaZone e Comuniclab (Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dir. M. Morcellini), NIM (Newsletter Italiana di Mediologia, dir. A. Abruzzese) e Technology Review (dir. G. Jacobelli).
Ha anche collaborato con il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione ((laboratorio di Media Education) e la Cattedra di Analisi dell’Industria culturale della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (consulente esterno: tesi di laurea, seminari).
Ha pubblicato, nella raccolta “Futurism and the Technological Imagination” curata da G. Berghaus (Rodopi, Amsterdam, 2009), un contributo intitolato: “Futurism and photography: between scientific inquiry and aesthetic imagination”. Suoi riferimenti sono presenti anche nella raccolta “Il ‘900 in fotografia” curata da M. Miraglia (Hopefulmonster, Torino, 2001).
È coofondatore dell’Associazione Culturale FINE (Fotografia e Incontri con le Nuove Espressioni) e Curatore e Responsabile della Collezione FINE (in deposito temporaneo presso il Museo di Fotografia Contemporanea di C. Balsamo, Milano, dir. art. R. Valtorta).
È anche un autore e, dal 1995, ha partecipato a diverse mostre, personali e collettive.
Ha inoltre curato la realizzazione di mostre, eventi, recensioni.

martedì 2 aprile 2013

Lorenzo Canova - Corpo, ambiente, mass media: le eredità del Futurismo nelle arti tra Ventesimo e Ventunesimo secolo


Lorenzo  Canova, Università degli Studi del Molise
Corpo, ambiente, mass media: le eredità del Futurismo nelle arti tra Ventesimo e Ventunesimo secolo
ABSTRACT

L’intervento intende ripercorrere alcune delle più importanti linee di sviluppo generate dal Futurismo, dalla pittura, alla scultura, al video e alla performance, dall’installazione ambientale al confronto attivo con i mass media e le nuove ricerche elettroniche visive e musicali. In particolare verrà preso in esame il legame tra le ricerche futuriste sulla materia, lo sconfinamento verso i mass media teorizzato da Marinetti e gli sviluppi dell’arte italiana e internazionale anche nella direzione dell’apertura “ambientale” all’environment, in un legame che unisce, in modi diversi, Boccioni, Prampolini, Burri, Rauschenberg, Cage, Balla e Lichtenstein e che trova una feconda e rinnovata continuità in molte esperienze contemporanee.

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Lorenzo Canova (Roma 1967) è professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise dove dirige l’ARATRO, Archivio delle Arti Elettroniche, Laboratorio per l’Arte Contemporanea. Ha pubblicato studi sull’arte del Cinquecento romano, del Novecento e delle ultime generazioni, tra cui i volumi Visione romana. Percorsi incrociati nell’arte del Novecento (Edizioni ETS, Pisa 2008) e Nelle ombre lucenti di de Chirico, DEd’A edizioni, Roma, 2010. Ha curato mostre in musei italiani e internazionali. 

lunedì 1 aprile 2013

Giancarlo Carpi - Il Futurismo e la Commodity art, dal feticcio futurista al feticcio cute

Giancarlo Carpi, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Il Futurismo e la Commodity art, dal feticcio futurista al feticcio cute. 

ABSTRACT


L’intervento integrerà studi recenti sul futurismo e la Commodity art proponendo comparazioni stilistiche tra opere futuriste (dal 1915 agli anni trenta) e alcune opere di Nara, Murakami e di Rose Cecil O’Neill per mettere in luce una relazione tra le specifiche modalità di animazione degli oggetti che caratterizzarono il Futurismo storico - letterario (l’ultimo Marinetti, E. Robert) e artistico (il Kindchenschema in Depero, l’animazione per sineddoche dell’aeroplano, Barbara, Monachesi e altri – il ruolo “ambiguo” della cornice come “limite della finzione” in Balla) - e il concetto di “personificazione disforica” (che, con Greimas, può essere inteso come sanzione negativa al “fare antropomorfico” dell’oggetto). Questo tipo di personificazione può dirsi il corrispettivo di quella enfatizzazione del Kindchenschema e quella cuteness che hanno caratterizzato le figure nelle arti popolari dall’inizio del Novecento (O’Neill, Drayton, Attwell, poi Disney) e sono diventate il principale stereotipo formale e la principale categoria estetica della Commodity art (dal Superflat al Pop Surrealism). Si tratterà cioè di verificare, tenendo conto di certe influenze e premesse stilistiche (la stilizzazione della tecnica in “costanti naturali” nell’art nouveau e nel liberty, con la quale si confrontarono sia la O’Neill che i futuristi) e storico-culturali (il timore più o meno consapevole dello spossessamento seriale e della mercificazione dell’arte, evidente nell’attenzione di Depero per le arti minori e la pubblicità e nel confronto con l’illustratore Rubino) comuni, un’interpretazione del futurismo e delle origini della Commodity art come forme di feticismo ed esorcismo della sacralità dell’arte e della tradizione che si espressero attraverso quella particolare personificazione o animazione “disforica” –. Indicante e affermante nel suo stesso difetto, o manifesta incompiutezza – tutt’affatto specifici, assenti, ad esempio, nelle personificazioni e nelle raffigurazioni miniaturizzate del bambino nell’illustrazione per l’infanzia dell’Ottocento, appena accennate nelle fantasmagorie di Cox - la natura illusoria delle merci e la loro irraggiungibilità (nel senso di Benjamin), la fine della tradizione artistica, dell’io letterario. Interpretazione questa che potrebbe inoltre chiarire le assonanze tra alcune forme di neo-futurismo, Plum Cake e la Commodity art.  

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Si è laureato in Lettere indirizzo Storia dell’arte contemporanea presso Sapienza Università di Roma con Antonella Sbrilli discutendo una tesi sull’estetica del cute e l’illustratrice americana Rose Cecil O’Neill. Ha conseguito un Dottorato di ricerca in Italianistica presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con Raffaele Manica proponendo una tesi sul rapporto tra il cute e la figura retorica della prosopopea nel Varmo e nelle Confessioni di Ippolito Nievo. Riguardo alla diffusione del tema nelle arti visive ha curato il catalogo e la mostra Gabriels and the Italian Cute Nymphet – Museo Pietro Canonica, Roma - il saggio Futurism: from modernism to cuteness, EMMA Helsinki-Tapiola (anche commissario dell’esposizione, Italian futurism). Riguardo al tema nella letteratura italiana ha scritto saggi su Nievo (atti dei convegni “Identità”, Universitalia, “La letteratura degli Italiani. Gli italiani della letteratura”), Magrelli (“Sincronie”), sulle scrittrici futuriste e su Marinetti (A cute Futurism, Casa Italiana Zerilli Marimò at New York University, Marinetti impalpabile, Hacca). È stato membro del comitato scientifico, ha collaborato alla curatela e scritto testi per mostre dedicate alla linea romana della pittura futurista (Dottori, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, Prampolini, Auditorium Parco della Musica, Roma, Futurismo romano, Centro Congressi Villa Mondragone – Università di Roma Tor Vergata e altre). Ha curato l’antologia Futuriste (Castelvecchi). Come critico militante ha realizzato dialoghi-intervista e testi critici insieme a poeti e artisti (Damiani, Fogli, Gabriels, Palosuo, Messori) in collaborazione con l’Università di Tor Vergata e Musei comunali e nazionali (Casino dei Principi, Villa Torlonia, Roma, Museo HC Andersen - Galleria Nazionale d’Arte Moderna).  

Andrea Baffoni - Purilumetria e Agrà. Continuità futurista ed esiti aeropittorici negli anni delle conquiste spaziali


Andrea Baffoni (Università degli studi di Perugia)
Purilumetria e Agrà. Continuità futurista ed esiti aeropittorici negli anni delle conquiste spaziali

ABSTRACT

Parlare di “eredità del Futurismo” significa chiedersi quanto i consueti limiti cronologici applicati, e più volte riconsiderati, dalla storiografia siano validi per un movimento come quello marinettiano che esordì predicando l’annullamento del tempo e della storia, e l’unità tra presente e futuro in nome dell’evoluzione tecnologica. Già nel manifesto di fondazione, 1909, Marinetti tracciava le fondamentali linee guida del movimento lasciando un vero e proprio testamento spirituale che oltrepassava se stesso per volgersi a un indefinito futuro eccitato dall’incalzante evoluzione tecnologica. Da questo al manifesto dell’aeropittura del 1931, passando attraverso la ricostruzione futurista dell’universo e l’arte meccanica, la lunga stagione del futurismo esalta a più riprese le conquiste tecnologiche dell’uomo contemporaneo spingendo la propria ispirazione sempre più in alto, fino a voler oltrepassare i limiti terrestri come predicato da Prampolini in Aeropittura e superamento terrestre. Con la morte di Marinetti il Futurismo storicamente si ferma, eppure l’evoluzione tecnologica compie ulteriori, stupefacenti, passi in avanti, e come egli stesso aveva scritto nel 1909 parlando di “eterna velocità onnipresente”, i futuristi ancora in vita colgono tali novità superando l’empasse storica e negli anni delle conquiste spaziali, quando quel cosmo solo ipotizzato da Prampolini viene realmente invaso dall’uomo, nascono, a metà anni sessanta, due nuove tendenze futuriste: Agrà di Sante Monachesi, e la pittura purilumetrica di Alessandro Bruschetti. Da esse nuove generazioni futuriste si sviluppano in quella che può essere considerata la quarta generazione e che, rispettivamente alle tendenze citate, vede attivi Antonio Fiore Ufagrà in area romana e don Nello Palloni in Umbria, artisti che prendono avvio proprio da questi nuovi slanci e che, sebbene in antitesi con gli sviluppi artistici delle neo-avanguardie, spingono il futurismo oltre i propri limiti storici confermando ancora una volta le parole di Marinetti che utopisticamente dichiarava “il tempo e lo spazio morirono ieri”.

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Andrea Baffoni è Dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea e cultore della materia presso l’Università degli Studi di Perugia. Collabora con gli Archivi Gerardo Dottori dal 2004 dove ha svolto le ricerche per il Catalogo generale dell’artista ed è membro tutt’oggi del Comitato scientifico. Ha portato avanti numerosi studi sul Futurismo con mostre e monografie come:  Aerovisioni del Trasimeno (2007), Futurismo prodromo del centenario (2007), Alessandro Bruschetti futurismo aeropittorico e purilumetria (2009), Griffa una rivista futurista degli anni Venti (2010). Sempre in merito al Futurismo ha svolto le ricerche di dottorato su Enrico Prampolini, indagandone i rapporti con l’estero tra gli anni 1916-1926. Nel 2011 ha curato il catalogo Arte e patriottismo nell’Umbria del Risorgimento e ha lavorato per la mostra Alberto Burri Form and Matter per il museo Estorick Collection di Londra pubblicando nel catalogo il saggio Form, space and matter in the work of Alberto Burri e la prima cronologia ragionata sull’artista. Dal 2006 è coordinatore del settore mostre del Corciano Festival, e curatore insieme a Francesca Duranti del Premio Corciano pittura e scultura. Dal 2007 scrive articoli per la rivista di arte contemporanea “Contemporart. Arte & Cultura”, della quale è anche redattore. Recentemente ha pubblicato la monografia Adele Galeotti Rasetti. Vita e opere di un’allieva di Giovanni Fattori, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, Perugia 2012.

Antonella Pesola - Arte sacra futurista: esempi di eredità e attualità


Antonella Pesola, responsabile della Biblioteca della Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto “Giovanni Carandente”
Arte sacra futurista: esempi di eredità e attualità

ABSTRACT

Il tema del sacro nell’arte futurista si sviluppa soprattutto negli anni Trenta. Anche se ha vissuto a livello storiografico  molta trascuratezza, questa tematica è stata considerata da molti studiosi uno strascico ormai privo di vitalità del movimento futurista.  In realtà l’introduzione di temi spirituali risponde ad un ampliamento di interesse per ogni forma espressiva già postulata con il manifesto Ricostruzione futurista dell’Universo di Balla e Depero nel 1915. Uno dei maggiori rappresentanti e portato ad esempio nel Manifesto dell’Arte sacra futurista del 1931 fu Gerardo Dottori, che sviluppando una aeropittura lirica esaltata dalla natura ispirò lo stile di “seguaci” attivi dagli anni settanta come Alessandro Bruschetti e Nello Palloni che ebbero varie commissioni ecclesiastiche tra le Marche e l’Umbria. Sempre dalla lezione di Dottori, Giuliano Giuman interpreta nella contemporaneità il sentimento religioso attraverso una estremizzazione delle valenze simboliche della luce e del colore.  Sulla scia di altre definizioni culturali Ugo Nespolo propone nell’arte sacra una definizione dei temi e degli spazi secondo una nuova “ricostruzione futurista”. 

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Nata a Cremona nel 1964 si è Laureata in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Perugia e poi Specializzata in Storia dell’Arte all’Università degli Studi di Siena col massimo dei voti, sotto la guida di Enrico Crispolti. Si è occupata attivamente di campagne di schedatura in collaborazione con la Regione Umbria, la Soprintendenza ai Beni Artistici dell’Umbria e la Diocesi di Perugia-Città della Pieve. Si è dedicata dal 1995 anche alla Biblioteconomia ed Archivistica. Nella professione di bibliotecaria fino al 2012 è stata responsabile della Biblioteca della Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto “Giovanni Carandente”, dove ha organizzato anche attività culturali. Si impegna da vari anni negli studi storici artistici collaborando con diversi istituti di ricerca, riviste anche con una attività di critica militante, pubblicando regolarmente dal 1993. Le sue ricerche hanno riguardato in particolar modo il Secondo Futurismo specie nei suoi sviluppi in Umbria, è tra i fondatori dell’Associazione culturale Archivi Gerardo Dottori di Perugia. Tiene dal 2011 una rubrica d’arte sacra contemporanea sul trimestrale “Contemporart”.

venerdì 29 marzo 2013

Antonio Saccoccio - Futurismo Duemila: il ritorno dei barbari nella civiltà delle reti


Antonio Saccoccio, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
Futurismo Duemila: il ritorno dei barbari nella civiltà delle reti

ABSTRACT

Un secolo fa i futuristi furono i primi ad accorgersi che un’enorme rivoluzione tecno-scientifica (telefono, grammofono, cinematografo, automobile, aereo, etc.) stava riconfigurando brutalmente l’ambiente e la psicologia umana. Si definirono “primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata”, ma anche “barbari superiori”, “barbari civilizzatissimi”. Celebrarono la potenza generata dalle macchine e dall’elettricità, perché utile a scuotere l’Italia (e non solo) dal torpore e dall’immobilismo in cui era piombata. Imposero, a volte creandoli ex novo, alcuni termini ed espressioni per definire la nuova sensibilità: velocità, sintesi, dinamismo, simultaneità, immaginazione senza fili, antigrazioso. I futuristi furono quindi audaci demolitori del vecchio mondo e appassionati ricostruttori di un nuovo universo.
Oggi la rivoluzione delle reti digitali sta sconvolgendo e vivificando nuovamente la nostra sensibilità, aprendo la strada a una nuova demolizione/ricostruzione globale. Ecco tornare i barbari, ecco emergere nuovi interpreti futuristi di questo momento di trasformazione. E anche stavolta nuove parole d’ordine si insinuano viralmente nel dibattito pubblico: neotribalismo, cyberdemocrazia, retealtà, galassia internet, oltre-arte.

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Nasce a Roma nel 1974. In qualità di ricercatore militante nel campo dei linguaggi d’avanguardia (arti, letteratura, musica) e dei nuovi media, è intervenuto in conferenze, seminari e convegni nazionali e internazionali, presso università e altri centri di cultura. Diversi suoi articoli, saggi, testi creativi, manifesti, interviste compaiono in volumi pubblicati da editori italiani ed esteri (Rodopi, Lothringer, Sinestesie, Vecchiarelli, Armando, Avanguardia 21, De Gruyter, etc.). Collabora da diversi anni con la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Tor Vergata” di Roma.
È tra i fondatori del Net.Futurismo e del M.A.V. (Movimento per l’Arte Vaporizzata), con i quali conduce dal 2008 attività di ricerca e sperimentazione nel campo delle arti visive, sonore, performative e delle reti digitali, realizzando composizioni acustiche ed elettrorumoristiche, manifesti, poesie sonore, installazioni e sabotaggi mediali. Ha teorizzato la necessità di una “terza avanguardia”, che sia in grado di interpretare il momento di transizione provocato dall’espansione delle reti digitali.
È socio fondatore e presidente del comitato di ricerca della casa editrice “Avanguardia 21”, specializzata in pubblicazioni riguardanti le avanguardie storiche e contemporanee.

Jessica Palmieri - Coltivare una comunità e la sensibilità futurista


Jessica Palmieri, Fondatore ItalianFuturism.org
Coltivare una comunità e la sensibilità futurista

ABSTRACT

Questa relazione si propone di chiarire i metodi disponibili per la promozione e lo studio del Futurismo, concentrandosi sulla risorsa web ItalianFuturism.org. Avendo già stabilito i mezzi che Marinetti stesso predisse, con la sua sensibilità futurista, ora siamo in un momento critico e siamo pronti ad andare avanti, espandere e far crescere una comunità per lo studio e la promozione del Futurismo. Ma per chi e perchè?

This talk aims to elucidate the methods available for promoting and studying Futurism, focusing on the web resource ItalianFuturism.org. Having already established the means which Marinetti himself predicted with his futurist sensibility, we are now at a critical moment and are poised to move forward, expand, and grow a community for the study and promotion of Futurism. But for whom and why?

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Jessica Palmieri ha fondato ItalianFuturism.org al fine di favorire lo scambio di idee e diffondere informazioni relative al Futurismo italiano. Da allora il sito è diventato una fonte per le notizie su tutti gli eventi, mostre e borse di studio su questo tema.
Ha conseguito un master in teoria, critica e storia dell'arte, design e architettura, e un certificato nel Museum Studies dal Pratt Institute a New York. La sua tesi di laurea si è concentrata sul teatro delle marionette futuriste e l’età della macchina.
Ha lavorato a la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, al Museo di Arte Moderna di New York, e con l’artista Jeff Koons. Attualmente, lavora al museo di Brooklyn con il direttore e al fianco del capo-curatore.

Vitaldo Conte - Futurismo manifesto di Arte Viva


Vitaldo Conte, Accademia di Belle Arti di Roma
Futurismo manifesto di Arte Viva

ABSTRACT

La Vita come CreAzione risulta una sfida continua. È un’arte pulsionale che “vuole” fondersi con la vita, anche quotidiana, in una lingua protesa verso il rinnovamento creativo “a tutto campo”. La spinta di questa “apertura” del Futurismo è entrata in successive avanguardie e nelle attuali poetiche del “fuori genere” come arte. Può costituire l’inizio di un perturbante filo rosso che “rianima” sovente, a intervalli irregolari, il concetto di avanguardia e di posterità della medesima, irrompendo, con il caldo delle sue valenze e del suo pensiero-azione, anche per opporsi alle “formule”, ripetitive e asettiche, della sperimentazione fredda. 
Il Futurismo non è soltanto una molteplice possibilità di espressione, è anche un modo di vivere. Questo ama incontrare emozioni e rischi: per opporsi alle normalizzazioni del quotidiano che spengono l’essere, volendolo liberare, nel contempo, dai condizionamenti della società. La vera arte è talvolta pericolosa e violenta nella sua innocenza. Vivere da futurista è stato (e continua a esserlo per chi si sente di riproporlo in qualche maniera) un modo per rivoluzionare comportamenti dell’esistenza, dichiarando guerra al passato e agli stereotipi correnti. 
La bellezza, che sprigiona un’azione della vita come arte, è già un dono di per se stesso. “L’arte viva” futurista spinge verso un’attività-pensiero anche di gruppo, che alimenta (con il suo movimento) il “fuoco” dell’espressione, sintesi superiore dei vari contributi individuali. Non sorprende, pertanto, che il Futurismo – è avvenuto anche recentemente – torni a “rivivere” in diverse apparenze o altri sintomi, con nuovi “fedeli d’azione”. Vivere da futurista può diventare, in questo millennio, una naturale “maschera-proposta” di valore esistenziale e di ribellione creativa. Questa dimensione può essere vissuta anche condividendo la compagnia o una creatività-live in un pub, in uno spazio qualsiasi (più o meno ispirato al Futurismo): i  suoi eventi sono spesso interpretati e ricordati in un poster di arte-vita, manipolando una grafica demistificante. Questa indicazione “vive” anche nelle estensioni dell’open space della comunicazione virtuale, come è già accaduto nel Net.Futurismo. 
L’eros futurista stesso, che ricorda i testi a sfondo erotico-sociale (Marinetti, Italo Tavolato, ecc.) ma soprattutto la lussuria di Valentine de Saint-Point, ri-diviene “narrazione” di un’attualità visionaria sconfinante nel Trans-Gender. Le sue “nuove” espressioni, che si aprono a ibridazioni CyberSex e Post-Porno, sono inter-testi fra il verbale e il visuale-sonoro-digitale. 
Il Futurismo – “rivissuto oggi” – è debitore, nell’azione, del linguaggio vitalistico dell’arte-vita espresso all’origine da questo movimento. Risulta contaminato dal Dada per la vocazione di quest’ultimo a evadere dai possibili canoni comportamentali, espressivi ed esistenziali, inclusi quelli di costituirsi come un gruppo definito: come l’ascolto del “caso” che diviene una rotta al limite della mistica. Questo Futurismo s’incontra con il linguaggio Dada, ma anche con quello di successive poetiche, coesistendo in una “anarco-continuità” di azione e lettura. 
I riferimenti di questa pulsionale CreAzione ‘Futur-Dada’ sono molteplici: la rivoluzione di Fiume e Guido Keller; le serate futuriste e dadaiste; le poetiche situazioniste e verbo-sonore, vissute fino al “rumore” fisico e digitale; ecc. Esprimono una TransArt che recupera naturalmente la propria appartenenza pulsional a un pensiero-azione di avanguardia, inter-attiva con il social e il ritual. Le sue segnaletiche – ondeggianti tra arte e video, musica e suono, poesia e teatro, culture digitali – sono presenti, più o meno esplicitamente, in diverse attuali poetiche, caratterizzate spesso da manifesti di lirica visionarietà di “arte viva”.

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Vive a Roma. Docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Culture Digitali all’Accademia di Belle Arti di Roma. Teorico e saggista, curatore d’arte. Due iniziali pubblicazioni teorico-critiche sono riferimento per la ricerca in Italia: Nuovi Segnali (Antologia e audio-cassetta sulle poetiche verbo-visuali e verbo-sonore it. negli anni ‘70-’80 - Ed. Maggioli, 1983) e Dispersione (Ed. Pendragon, 2000). Tra le pubblicazioni successive: Anomalie e Malie come Arte (2006) e SottoMissione d’Amore (Ed. Il Raggio Verde, 2007). Pubblica con Gepas Ed. blocco-notes e taccuini, tra cui ultimo nel 2012 Pulsional Ritual con G. Sessa (e-book). Il libro Pulsional Gender Art (Avanguardia 21, 2011) “attraversa” percorsi teorici sviluppatisi negli anni 2000-11.
Poeta (lineare, verbo-visuale, video, sonoro-spettacolare) con pubblicazioni, cartelle grafiche, dvd, ecc. Come artista ha partecipato a centinaia di eventi, esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero. Come teorico-performer “ri-nasce” nel 2009 con il nome di Vitaldix: per “vivere come arte” il Futurismo.

giovedì 28 marzo 2013

Stefano Gallo - Balla nella figurazione astratta di Bruno Aller


Stefano Gallo - Professore Associato di Storia dell’Arte Contemporanea, Università Tor Vergata, Roma
Balla nella figurazione astratta di Bruno Aller

ABSTRACT


Bruno Aller è tra gli animatori della Galleria Arte e Pensieri, che dal 2002 svolge un’attività molto seria di documentazione della ricerca astratta in ambito romano. Attivo come artista dagli inizi degli anni Ottanta, ha maturato un suo peculiare linguaggio astratto di impostazione segnica, che se dal punto di vista formale è venuto assumendo qualità sempre più “architettoniche” nella organizzazione delle forme e degli spazi, non ha tuttavia affatto tralasciato a suo modo il tema del racconto e del riferimento ai “contenuti”. Nella formazione del linguaggio di Aller convergono numerosi stimoli linguistici e culturali, tra questi è leggibile quello di Giacomo Balla, esempio di fondo per le tensioni dinamiche che Aller non ha mai mancato di introdurre nel complesso tessuto formale e iconico dei suoi dipinti. La relazione tenderà anzitutto a presentare un buon numero di opere dell’artista, al fine di evidenziare lo svolgimento del suo percorso linguistico  e di riconoscere il ruolo in esso adempiuto dalla matrice dinamica balliana pur nel relativo variare della ricerca. 

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Professore Associato di Storia dell’Arte Contemporanea al Dipartimento di Scienze storiche, filosofico-sociali, dei beni culturali e del territorio dell’Università Tor Vergata di Roma. Si è interessato di aspetti  della produzione artistica e delle teorie dell’arte tra Otto e Novecento, con particolare riferimento all’ambiente dell’Impressionismo e al gruppo  tedesco costituito dal pittore Hans von Marées, dallo scultore Adolf von Hildebrand e dallo studioso d’arte Conrad Fiedler. Segue da anni la produzione artistica astratta romana e ha curato nel 2007 un’ampia mostra  dedicata a Edgardo Mannucci, Luigi Boille, Achille Pace e Pasquale Santoro. Ha pubblicato di recente una monografia su Vincenzo Arena, personalità della ricerca gestaltica, formatasi a Roma a cavallo tra anni cinquanta e sessanta, che ha intrattenuto interessanti rapporti con gruppi di artisti e di critici tra Bruxelles e Parigi.

mercoledì 27 marzo 2013

Luigi Tallarico - Eredità vissuta come pensiero vivente

Luigi Tallarico (Presidente Centro Studi Futurismo-Oggi)
Eredità vissuta come pensiero vivente

ABSTRACT

L’intervento esamina la tematica del convegno e paragona il termine di “eredità” ad una partita di bilancio, in cui le due voci dell’entrata e dell’uscita vertono, da una parte, sulla validità delle idee e dei principi fin ora perseguiti e, dall’altra, sui valori degli investimenti che resteranno stabili nel prossimo futuro. Vengono infatti esaminati gli aspetti salienti del Futurismo storico con riguardo alle idee, indubbiamente di ordine filosofico e che hanno consentito e consentono alle nuove generazioni di rappresentare, in una mutata realtà estetica e scientifica, il “pensiero vivente” nella e per la continuità del Futurismo.

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Nato a Crotone nel 1926, vive a Roma, ove esercita l’attività di giornalista e critico. È presidente del Centro Studi Futurismo-Oggi e segretario generale del Sindacato Libero Scrittori Italiani, già collaboratore del periodico “Futurismo-Oggi”, diretto da Enzo Benedetto e direttore dei “Artecrazia futurista”. Ha realizzato 24 convegni studi sul Futurismo e sulla Cultura italiana nella Sala “Bologna” del Senato della Repubblica, nonché rassegne sul Futurismo a Roma, Lecce, Crotone, Lamezia Terme. È autore, tra gli altri volumi, di: Per un’ideologia del Futurismo (Volpe, Roma 1970); Le cento anime di F.T. Marinetti (Cartia, Siracusa 1977); Sironi tra Futurismo e Metafisica (Belriguardo, Ferrara 1993); Boccioni dal Meridione all’Europa (Belriguardo, Ferrara 1977); Un secolo futurista (Nemapress, Alghero 2009).

Serge Lorenzo Milan - Inattualità del Futurismo


Serge Lorenzo Milan, Université de Nice Sophia Antipolis
Inattualità del Futurismo

ABSTRACT

L'attualità del Futurismo, a più di secolo dalla fondazione, può essere valutata pertinentemente alla luce dei valori propugnati dal movimento. La violenza  antipassatista, l'esaltazione radicale della velocità e della novità, la passione per l'Italia e l'amore della guerra, teorizzati dagli ideologhi del movimento, colpiscono oggi per la loro epocale obsolescenza. D'altro canto, essi convergono seppur  problematicamente in una celebrazione mediatica dell'arte-vita che sembra invece, per riprendere il titolo di un testo medidato dal giovane Marinetti, di una inattualità nettamente più filosofica.

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Nato a Parigi nel 1968. Dopo studi in Sorbona è ora Maître de Conférences all’Université de Nice - Sophia Antipolis. Oltre a diversi articoli dedicati all’ideologia del Futurismo, ha curato per la San Marco dei Giustiniani di Genova diverse antologie di poesia futurista. Ha pubblicato uno studio sullo stesso tema, L’antiphilosophie du Futurisme (L'Age d'Homme, Lausanne, 2009). Redattore della rivista elettronica Cahiers de Narratologie, è infine co-direttore della collezione "Avant-Garde" per l'editore Delatour France con J.-F. Trubert  et  J.-P. Aubert, con i quali ha curato i due volumi pubblicati nel 2013: Avant-gardes - Frontières, mouvements

Rossella Catanese - Paul Virilio, la velocità e il cinema futurista


Rossella Catanese, Università Sapienza di Roma
Paul Virilio, la velocità e il cinema futurista.  

ABSTRACT

Il cinema è stato considerato dai Futuristi uno strumento di superamento delle arti visive tradizionali: è infatti attraverso il movimento del dispositivo cinematografico che il motus meccanico e la sua accidentalità entrano all'interno dell'universo dell'arte. Ed è proprio il cinema futurista a concretizzare il percorso degli studi visuali “cinetici” che in pittura avevano esplorato Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e tanti altri. Il cinema futurista, dal manifesto del 1916 fino alle radicali sperimentazioni degli anni Trenta, voleva rappresentare una sinfonia visiva che fosse un'ode alla velocità. Velocità è il titolo sia della sceneggiatura cinematografica scritta da Filippo Tommaso Marinetti che del film di Oriani, Cordero e Martina del 1930. Il teorico contemporaneo che ha lavorato più di tutti sul concetto di velocità è Paul Virilio, autore de La bombe informatique. Il filosofo francese ha riflettuto sull’impatto delle nuove tecnologie applicate all’arte e ai media audiovisivi. Pur distinguendo tra arte attuale e arte virtuale, egli parla del complesso di formule artistiche a cavallo tra i due millenni come di un’arte terminale, controfigura del dominio dell’informazione. La dromologia (o scienza della velocità), è il principio che lo stesso Virilio ha inventato per spiegare, secondo una complessa impostazione teorica, le relazioni tra politica e territorio. La riflessione di Virilio rappresenta, sebbene con dovute contraddizioni e divergenze, una possibile eredità del cinema Futurista nel pensiero e nel mediascape contemporanei.

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Rossella Catanese, dottore di ricerca presso la Sapienza Università di Roma, è tutor del Master in Restauro Digitale Audio/Video della Sapienza. Le sue pubblicazioni trattano prevalentemente i temi del restauro cinematografico e delle avanguardie storiche, in particolare sul cinema futurista. Ha anche partecipato a varie conferenze (Università di Udine e Gorizia, Universidad Complutense di Madrid, Accademia di Belle Arti di Napoli, University of Glasgow, Università di Roma Tor Vergata).

martedì 26 marzo 2013

Maurizio Scudiero - Depero, la Pubblicità e la Pop-Art


Maurizio Scudiero - Curatore Archivio Depero di Rovereto
Depero, la Pubblicità e la Pop-Art

ABSTRACT



Depero, assieme a Balla, con il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo del 1915 ha dato quella che è ormai universalmente considerata la “vera” svolta del Futurismo per divenire un’avanguardia modernista.
Cosa vuole dire questo? Questo significa che sino a quella data il Futurismo stesso non aveva compreso le sue potenzialità sistemiche in quanto si era “confinato” entro gli ambiti canonici di Pittura e Scultura.
Ma in quel manifesto si gettavano le basi “operative” che superassero quella visione (e quella pratica) pitturo-centrica, per applicare la creatività e l’invenzione futurista a più ambiti ed a più livelli di contenuto estetico. Così, la nuova “vetrina” dei futuristi non fu più la galleria ma la… strada. Infine, la spinta definitiva all’effettivo ingresso dell’arte nella vita quotidiana venne con l’apertura delle cosiddette “case d’arte futuriste”, ma soprattutto con quella di Depero, che si applicò alla Pubblicità, alla decorazione ed al design con attitudini seriali e pre-Pop. Come sarà facile oggi verificare.

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Architetto e storico dell'arte moderna (Rovereto, 1954).
Ha studiato Arte Moderna con Mario de Micheli ed Estetica con Dino Formaggio, interessandosi particolarmente alle avanguardie storiche del Novecento e soprattutto al Futurismo, nell'ambito del quale è divenuto specialista dell'opera di Fortunato Depero, R.M. Baldessari, Renato Di Bosso, Ivano Gambini ed altri. Si interessa inoltre anche alla letteratura d’avanguardia russa, allo studio della grafica delle avanguardie storiche, dal Costruttivismo alla Bauhaus e alla storia del manifesto italiano sul quale ha curato alcune mostre tematiche in Italia (tra queste: ”Manifesti Italiani dall’Art Nouveau al Futurismo”, al Palazzo delle Esposizioni di Roma e poi a Milano, 1997; “Marcello Dudovich” al Museo di Arezzo, 2002) ed all’estero (“Planespotting”, Estorick, Londra 2002; “Wings of Italy”, Aerospace Museum, New York, 2003 e quindi “Daley Centre, Chicago, 2003). 
Ha organizzato oltre cento mostre in musei e gallerie private e ha pubblicato circa 200 tra libri, cataloghi e pubblicazioni di critica d'arte e grafica applicata.
È stato membro del comitato scientifico del Wolfsonian Institute di Miami e consulente per il Futurismo della Yale University di New Haven, CT (USA).  Ha scritto a lungo sulla pagina culturale de “Il Giornale” di Milano. È il coordinatore scientifico del Movies & Comics Archive di New York curatore dell’Archivio Depero di Rovereto.




Roberta Sciarretta - Padri e figli: il dibattito sulla paternità delle scritture verbo-visive negli anni Settanta


Roberta Sciarretta - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
Padri e figli: il dibattito sulla paternità delle scritture verbo-visive negli anni Settanta.

ABSTRACT

Le ricerche poetico-visuali della seconda metà del Novecento sono attraversate da un filo conduttore comune: la modifica, la ricomposizione, l’ampliamento o il restringimento del valore della parola e delle parti compositive di essa.
Tale processo di trasformazione si attua focalizzandosi sull’aspetto visivo dell’oggetto “parola” piuttosto che sulla sua semantica, oppure sulla creazione di un linguaggio “altro”, dove il segno grafico è complementare alle immagini e viceversa, anche a causa della pluralità dei mezzi linguistici utilizzati e della frantumazione dei nessi cognitivi e degli elementi costitutivi del fare poetico, che si sovrappongono e si mescolano in una sorte di simbiosi.
Tuttavia, nonostante le profonde differenze delle correnti, delle terminologie, degli approcci metodologici, appare evidente la ricerca di un riconoscimento di paternità e di una affermazione esplicita di filiazione nei confronti di una determinata tradizione artistica, oppure al contrario una dichiarazione di orfanità totale.
Del resto Luciano Ori, nella prefazione al catalogo della mostra dedicata alla poesia visiva (Firenze 1979) ne sottolinea i primigeni legami genetici con il Futurismo, il Cubismo, Dada e il Surrealismo, ma allo stesso tempo ne rimarca l’originalità e la genitorialità nei processi sociali, nella civiltà dei mass-media, nella cultura del consumo; in altre parole la poesia visiva destruttura la figura del padre e così la disubbidienza al genitore diventa la condizione necessaria, perché il figlio possa separarsi da esso e trasformarsi in individuo.

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Laureata in Materie letterarie con indirizzo di storia dell’arte e Italianistica.
Si occupa soprattutto di letteratura tra le due guerre, con particolare riferimento alla letteratura delle bonifiche e delle città di fondazione.
Ha curato le riedizioni delle seguenti opere futuriste: Il poema della bonifica di Giuseppe  Trecca; L’aeropoema della Sardegna di Gaetano Pattarozzi.
Si è occupata, inoltre, di Futurismo in Agro Pontino e dello scrittore futurista Bruno Giordano Sanzin.
Attualmente dottoranda presso l’Università di Tor Vergata con una tesi sull’aeropoesia futurista.

Riccardo Campa - Il futurismo dopo il Futurismo

Riccardo Campa, Università Jagellonica di Cracovia

Il futurismo dopo il Futurismo

ABSTRACT

Esiste il Futurismo, con l’iniziale maiuscola, e il futurismo, con la minuscola. Il primo è un fenomeno storico, con precise caratteristiche, racchiuso in un periodo delimitato, che trova adeguato spazio sui libri di storia. Il secondo è invece un ideale imperituro, un modo di agire e di pensare, un modo di interpretare e di trasformare la realtà che non ha un inizio e una fine facilmente identificabili. Il primo è un insieme di opere, che oggi possono essere solo analizzate o collezionate. Il secondo è lo spirito che presiede alla nascita delle opere futuriste del passato, del presente e del futuro. Il Futurismo, con la maiuscola, è finito, è puro antiquariato. Il futurismo, con la minuscola, è invece ancora tra noi, ed era tra noi anche prima che nascesse Marinetti. Il primo esiste nello stesso senso in cui esiste l’impressionismo, il dadaismo, il surrealismo, ovvero nei musei e nelle collezioni private. Il secondo esiste nello stesso senso in cui esiste il dualismo, il materialismo e l’idealismo, ovvero nelle menti e nei cuori degli uomini. Il secondo include il primo, ma non è vero il contrario. Entrambi i futurismi sono inattuali, ma in due sensi assai diversi. Il Futurismo storico è inattuale perché appartiene ormai al passato. Il futurismo ideale è inattuale perché appartiene sempre al futuro. Per definizione.

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Riccardo Campa è uno studioso italiano che vive e lavora a Cracovia. I suoi interessi di ricerca spaziano nell’intero campo delle scienze sociali, ma è conosciuto in particolare per i suoi contributi all’elaborazione della filosofia transumanista. Laureato in Scienze politiche e in Filosofia all’Università di Bologna, ha conseguito il dottorato in Epistemologia all’Università Nicolaus Copernicus di Torun e l’abilitazione in Sociologia all’Università Jagellonica di Cracovia, dove è attualmente titolare della cattedra di Sociologia della scienza e della tecnica. In passato ha insegnato anche Italianistica nelle università di Torun e di Breslavia, tenendo corsi sulla letteratura futurista. Nel 2004 ha fondato l’Associazione Italiana Transumanisti, di cui è tuttora presidente. È autore di numerosi volumi, tra i quali "Etica della scienza pura", "Mutare o perire" e "Trattato di filosofia futurista".

lunedì 25 marzo 2013

Joan Abelló Juanpere - Tracce di futurismo nel dopoguerra a Barcellona (Catalogna). Tra arti plastiche e letteratura.


Joan Abelló Juanpere (Universitat Pompeu Fabra di Barcellona)
Tracce di futurismo nel dopoguerra a Barcellona (Catalogna). Tra arti plastiche e letteratura.

ABSTRACT

Il Futurismo, terminologicamente nato in Catalogna nel 1904 - vedasi al riguardo la conferenza di Gabriel Alomar tenutasi nell’Ateneu Barcelonès il 18 giugno dello stesso anno - ebbe un discreto successo durante tutta la sua durata. Capeggiato in letteratura e nei manifesti dallo scrittore, poeta e libraio e in pittura dai due uruguaiani d’origine spagnola Torres-Garcia e Barradas che, una volta arrivati a Barcellona, ripresero il movimento e coniarono il termine Vibrazionisme (1917-1920). Ma la morte del lider Salvat-Papasseit nel 1924, il trasloco dei pittori nel 1920 (Torres-Garcia a New York e Barradas a Madrid), la visita di Marinetti a Barcellona nel 1928, con il discredito del movimento scaturito dal nascente giornalismo democratico, l’avvenimento dell’episodico Stato Catalano nel 1931 e la Repubblica Spagnola (1931-1939) chiuderanno la breve ma folgorante influenza del movimento. Si dovrà attendere il dopoguerra per veder emergere tracce significative del Futurismo sui più importanti movimenti d’avanguardia come Dau al Set, e i rispettivi esponenti: il poeta Joan Brossa, il pittore Antoni Tàpies e il filosofo Arnau Puig.

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DAS (Diploma of Advanced Studies) in Filologia Catalana (UB-Universitat de Barcelona), e in Scienze Umanistiche (UPF–Universitat Pompeu Fabra, Barcellona). Diplomato in Gestione Culturale e Fund Raising (ESADE Business School, Barcellona). Critico d’arte e di design, storico. Ha collaborato con diverse Università in Italia, Stati Uniti e Spagna. Attualmente realizza una tesi di laurea sulle relazioni e le influenze delle avanguardie europee nella cultura catalana, dal 1900 al 1924, diretta dal filosofo e scrittore Rafael Argullol (Cattedratico di Estetica e Teoria dell’Arte del Dipartamento di Scienze Umanistiche, UPF).
Ha curato diverse esposizioni e attività sul design e l’arte contemporanea. Del periodo delle avanguardie storiche merita particolare attenzione la sua partecipazione a Futurismo & Futurismi, curata da Pontus Hulten (Palazzo Grassi, Venezia 1986) e la collaborazione in Picasso, L’uomo delle mile maschere (Museu Barbier-Mueller d’Art Precolombí, Barcellona 2006). 
Collabora, come critico d’arte, per diversi mezzi di comunicazione europei. Ha partecipato e coordinato corsi e convegni nazionali e internazionali e ha realizzato molteplici conferenze sull’arte. Pubblica, periodicamente, una pagina critica sull’arte nel settimanale El Temps (Valencia-Barcellona-Palma di Maiorca).
Ha lavorato come commissario e ha curato diverse mostre e progetti per conto di prestigiose istituzioni museali europee: Casa Asia, Barcellona (2002-2003, 2008); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (MNCARS), Madrid (2003-2004), Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, Torino (2006, 2007); La Pedrera de CatalunyaCaixa, Barcellona (2009); Fundació Palau, Caldes d’Estrac (2009); Museu d’Art i Història de Reus (2010); Fundación Antonio Pérez, Cuenca / San Clemente / Guadalajara (2010); Ministero de Gozo, MGOZ-Malta (2010); Museu d’Art i Història de Reus (2010-2011); e Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid (2012). 

Giovanni Antonucci - L'influenza del futurismo sull'arte e il teatro della seconda metà del Novecento


Giovanni Antonucci
L'influenza del futurismo sull'arte e il teatro della seconda metà del Novecento

ABSTRACT

La relazione affronterà il tema, spesso misconosciuto o addirittura ignorato, dell'influenza del futurismo sull'arte contemporanea e in particolare su artisti del livello di Mario Schifano e Luigi Ontani, che devono moltissimo del loro successo a suggestioni e citazioni futuriste. Per fare un esempio, Schifano ha dichiarato che Boccioni e Balla sono stati gli artisti che più hanno influenzato la sua opera. La seconda parte affronterà l'influenza del teatro futurista sulle neo-avanguardie e in particolare sull'happening e sugli spettacoli di teorici e registi come Richard Schechner e Michael Kirby, autore anche dell'importante saggio Futurist performance. Tutto futurista è l'Orlando furioso di Luca Ronconi e Edoardo Sanguineti, spettacolo cult della fine degli anni Sessanta.
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Giovanni Antonucci. Già docente di Storia del Teatro alla Facoltà di Magistero dell'Università La Sapienza di Roma, è autore di una ventina di volumi che spaziano dal teatro antico alla drammaturgia e allo spettacolo dei nostri giorni, oltre che curatore di fortunate edizioni di classici (Goldoni, Balzac, Ibsen, D'Annunzio, Petrolini). Pioniere della riscoperta del futurismo fin dalla sua tesi di laurea , discussa con maestri della critica come Giacomo Debenedetti e Giovanni Macchia, è autore di tre volumi fondamentali, Lo spettacolo futurista in Italia (1974), Cronache del teatro futurista (1975), Storia del teatro futurista (2005), oltre che di numerosi saggi e articoli dedicati alla pittura e alla scenografia futurista. Critico militante e drammaturgo, ha redatto numerose voci per l'Enciclopedia Italiana.

domenica 24 marzo 2013

Ida Mitrano - L'uomo moltiplicato di Filippo Tommaso Marinetti e la computer art di Ida Gerosa.


Ida Mitrano, Università Sapienza di Roma
L'uomo moltiplicato di Filippo Tommaso Marinetti e la computer art di Ida Gerosa

ABSTRACT

Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti esalta le potenzialità espressive del nuovo secolo. I moderni mezzi di comunicazione e di trasporto hanno modificato la percezione del reale. Simultaneità, dinamismo, compenetrazione sono i nuovi canoni estetici cui si fonda il linguaggio della nascente avanguardia italiana. I futuristi avvertono la straordinarietà dell’epoca e le nuove prospettive che si aprono all’uomo contemporaneo. Rompono con il passato per costruire un universo futurista dove troverà posto un diverso modello umano: l’uomo moltiplicato.
Scenari nuovi, spazi creativi impensabili, possibilità espressive altre sono quelle che Ida Gerosa ha intuito nel 1983 quando ha iniziato a pensare al computer come mezzo artistico. Come i futuristi l’artista ha cavalcato i tempi, ha creato universi inediti, ha dato vita a una nuova estetica. I suoi video sono visioni di mondi inesplorati, realtà invisibili in movimento, forme in continua trasformazione dove fluisce la vita.

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Storico e critico d’arte, collabora con le Università “Tor Vergata” e “Sapienza” di Roma. Interessata all’arte italiana del primo Novecento, in particolare ai rapporti tra arte e letteratura, arte e architettura, ha pubblicato saggi e articoli su riviste specializzate. Tra le ultime pubblicazioni, Arte contemporanea: tra astrattismo e realismo (con Jolanda Nigro Covre), Carocci, Roma 2011; La Sapienza 1932-1935. Arte, architettura e storia, Casa Editrice Universitaria La Sapienza, Roma 2008.

sabato 23 marzo 2013

Massimo Duranti - I luoghi del Futurismo. Esiti e sviluppi della categoria storiografica.


Massimo Duranti - Presidente Archivi Dottori
I luoghi del Futurismo. Esiti e sviluppi della categoria storiografica.

ABSTRACT

Il Convegno di Macerata dell’ottobre del 1982 sui “Luoghi del Futurismo”, prima ricognizione della diffusione topografica e tematica del Futurismo in Italia e in Europa. Relazioni e relatori.
Una ricerca che parte dalla mostra Ricostruzione futurista dell’Universo di Torino del 1980.
Il Futurismo milanocentrico delle  origini; lo spostamento a Roma della direzione del Movimento.   I gruppi “precoci” e i luoghi del “Secondo Futurismo” dagli anni Venti in poi. L’aeropittura e l’arte meccanica. Dopo trenta anni da Macerata nuove esplorazioni, mostre e ricerche. I luoghi come ambiti di interesse. I luoghi come vocazioni territoriali di  linguaggi specifici del Futurismo.
I necessari, ulteriori sviluppi delle ricerche. I “Nuovi Archivi del Futurismo”. Il ruolo degli Archivi.

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Nato Perugia nel 1947, laureato all’Università di Perugia, dopo alcuni anni di insegnamento, è stato dirigente per trent’ anni di servizi culturali e della comunicazione della Regione Umbria.
Critico d’arte, pubblicista, storico del Futurismo, ha collaborato con quotidiani e riviste specializzate. Attualmente è direttore di “Contemporart”. Esperto in particolare di Futurismo e di avanguardie storiche, ha pubblicato  numerose monografie, saggi ed articoli in occasione di mostre e rassegne storiche. Ha curato il Catalogo generale dell’opera di Gerardo Dottori,  una  monografia-catalogo su Alessandro Bruschetti e una monografia su Osvaldo Peruzzi. Ha curato innumerevoli mostre e  cataloghi e tenuto lezioni e conferenze per istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero (New York, New York University, 1988; Mosca, Museo Puskin, 1993; Londra, Estorick Collection of Italian Modern Art, 2007; Coira, 2009). Nel 2005 ha fondato gli Archivi Dottori dei quali è presidente. È Accademico d’onore della Fondazione Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia e membro del Consiglio di amministrazione. È socio della Deputazione di storia patria per l’Umbria e membro della Commissione diocesana d’arte sacra di Perugia. È Sindaco revisore della Fondazione Palazzo Albizzini “Collezione Burri”.

Paolo Tonini - Al di là del Futurismo. Libri e riviste del Movimento '77.

Paolo Tonini - L'Arengario Studio Bibliografico
Al di là del Futurismo. Libri, riviste e immagini del Movimento '77.

ABSTRACT

Assalto al cielo, reinvenzione del linguaggio, ironia, l'altrove. Sono quattro temi comuni al futurismo e al movimento di giovani che nel 1977 voleva occupare dopo le scuole e le case il paradiso. I libri e le riviste documentano idee, slogan, progetti possibili solo in una "atmosfera d'avanguardia" - per usare l'espressione di Marinetti. Quell'atmosfera è l'oggetto, non le ragioni per cui. Confrontando immagini, scritte, parole, segni, emerge qualcosa che interessa profondamente perché è messa in gioco la vita, bellezza pagata con dolore.

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Paolo Tonini, marito, papà e libraio antiquario, vive e lavora a Gussago in provincia di Brescia. Insieme al fratello Bruno è titolare de L'Arengario Studio Bibliografico. Paolo e Bruno hanno cominciato a raccogliere e studiare materiale futurista e dei movimenti internazionali d'avanguardia intorno al 1986. Da allora sono trascorsi molti cataloghi, prestiti per mostre, incontri e videolezioni fino alla bibliografia dei manifesti futuristi italiani pubblicata l'anno scorso. Attualmente il loro archivio futurista è, dal punto di vista commerciale, il più consistente al mondo.

venerdì 22 marzo 2013

Carolina Fernández Castrillo - Dall'“animale metallico” futurista a GPF Bunny: transgenesi, arte e società

Carolina Fernández Castrillo - Universidad a Distancia de Madrid, España

Dall'“animale metallico” futurista a GPF Bunny: transgenesi, arte e società


ABSTRACT
  
All'inizio del XX secolo, l’influenza esercitata nell’immaginario collettivo dalle nuove certezze scientifiche e dalla crescente presenza dei media risultò essenziale per introdurre il binomio arte-tecnologia. I futuristi ebbero successo nell’esprimere il loro presente con le immagini del futuro, formulando il mito del progresso come utopia della nuova era.

Sin dall'inizio, la simbiosi tra uomo e macchina fu una realtà totalmente assunta dai futuristi. Tra chirurgia, fantascienza e cibernetica, nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) Marinetti annunciò l'avvento dell'“uomo meccanico dalle parti intercambiabili”, anticipando così le protesi tecnologiche. Nel 1915 Giacomo Balla e Fortunato Depero dichiararono la necessità di ricreare integralmente l'universo attraverso paesaggi artificiali e la creazione dell'“animale metallico”.

In questo modo, l’avanguardia italiana antecipava le future pratiche biotecnologiche e, allo stesso tempo, riusciva a entrare nella società dell’epoca costituendosi come strumento della contemporaneità, stabilendo così le basi del nuovo rapporto dell’individuo con la nuova realtà.

A partire dal contributo futurista, passeremo in rassegna le pratiche artistiche in puro stile cyberpunk di Stelarc, Marcel.lí Antúnez Roca, Matthew Barney e le polemiche opere bio-artistiche di Eduardo Kac.


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Carolina Fernández Castrillo. Docente di Media Studies presso l'Universidad a Distancia de Madrid (UDIMA), dirige il Master in Comunicazione Digitale ed il gruppo di ricerca Visual Media and Digital Communication (UDIMA). Dottore europeo di ricerca cum laude presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM) e l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. La tesi di dottorato Il Futurismo come ricostruzione 'poliespressiva dell'universo: dal cinema alla condizione postmedia ha ottenuto il 'Premio Extraordinario de Doctorado UCM' e Menzione del Royal Complutense College, Harvard University (USA). È stata ricercatrice a Yale University (USA), ZKM Center for Art and Media (Germania) e Universiteit Utrecht (Olanda); relatrice in convegni e seminari internazionali e autrice di diversi scritti in materia di futurismo e cultura digitale. Ha anche lavorato come curatrice di eventi culturali e critica di arte specializzata in Futurismo e New Media Art: Lápiz. Revista Internacional de Arte Rinconete (Centro Virtual Instituto Cervantes), etc.

Plinio Perilli - Futurismo anteriore, Futurismi ulteriori. Sopravvivenze, ripercussioni, repêchages, post-novazioni… da F. T. Marinetti ad oggi

Plinio Perilli - studioso indipendente
Futurismo anteriore, Futurismi ulteriori. Sopravvivenze, ripercussioni, repêchages, post-novazioni… da F. T. Marinetti ad oggi


   Forse solo oggi che il Futurismo è ormai definitivamente storicizzato (sterilizzato?) come movimento di valore europeo, e serenamente sdoganato come qualità (o, viceversa, vis modaiola, improntitudine performativa, polemica beceraggine) nel resoconto sincero delle opere – siamo pronti a capire, senza troppe forzature, il peso che questa ormai invecchiata ma grande proposta può o potrebbe avere in seno alla nostra confusa, vorticosa Contemporaneità…
   Il Futurismo anteriore conduce insomma a una miriade di Futurismi ulteriori, molti addirittura inconsci, parecchi recitati, taluni annessi e assorbiti, che la Modernità esplica e interpreta, adotta, mima o parodizza, senza porsi troppi problemi. Tutto sta a capire quali.
  Certo è che fra letteratura e cinema, arte visiva e musica, o quant’altro (dal costume alla politica, per moltissime manifestazioni o plurime emergenze sociali), è ancora in atto un fervido virus neo-futurista, che di volta in volta si fa bacillo o placebo, prezioso antidoto o germe patogeno, vieppiù rafforzato dal secolo trascorso.
   Il primo corollario, perfido e un po’ annoiato, è quello che rinnega l’etica proprio in nome d’una sedicente contro-estetica… E in tempi squisitamente, doverosamente “sinestetici”, è o sarebbe l’errore più imperdonabile. Brutto periodo davvero, quello in cui gli avanguardisti retrogradi e i progressisti in ritardo perfettamente coincidono… E le povere, geniali “visioni simultanee” di Boccioni sono diventate delle plasticate, visionarie ma statiche sovrapposizioni multimediali…


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Plinio Perilli (Roma, 1955) ha esordito come poeta nel 1982, pubblicando un poemetto sulla rivista “Alfabeta”, auspice Antonio Porta. La sua prima raccolta è del 1989, L’Amore visto dall’alto (Amadeus, Montebelluna), finalista quell’anno al Premio Viareggio), ristampata nel 1996. Seguono i racconti in versi di Ragazze italiane (Sansoni, Firenze, 1990, due edizioni, Premio B. Joppolo). Chiude una sorta di trilogia della Giovinezza con il volume Preghiere d’un laico (Amadeus, 1994), che vince vari premi internazionali: il Montale, il Gozzano e il Gatto. L’ultimo suo testo lirico, Petali in luce, è uscito nel 1998, presentato da Giuseppe Pontiggia (Amadeus).
Una raccolta antologica delle sue poesie, Promises of Love (Selected Poems), è stata tradotta in inglese da Carol Lettieri e Irene Marchegiani, ed editata a New York nel 2004 presso le Gradiva Publications della Stony Brook University. Nel 2011 il suo poemetto L’Aquila, sorvolandosi, dedicato al tragico evento del terremoto del 6 aprile 2009, ha vinto il Premio Internazionale Scanno per la Poesia.
Come critico si occupa specialmente di convergenze multidisciplinari e sinestesie artistiche (Storia dell’arte italiana in poesia, Sansoni, 1990), nonché dell’insegnamento della poesia ai giovani e nelle scuole (La parola esteriore. I nuovi giovani e la letteratura, Tracce, Pescara, 1993; Educare in poesia, A.V.E., Roma, 1994). Del 1998 è un grande studio antologico sul ‘900 italiano in rapporto all’idea di Natura (Melodie della Terra. Il sentimento cosmico nei poeti italiani del nostro secolo, Crocetti, Milano, 2ª edizione 2002).
Collabora a numerose riviste e ha curato molti classici, antichi e moderni, dal “Canzoniere” di Petrarca alle liriche di Michelangelo, dai “Taccuini futuristi” di Boccioni alle poesie di Carlo Levi, dagli scritti di Svevo su Joyce a “Inventario privato” di Pagliarani e “Variazioni belliche” di Amelia Rosselli.
Di recente uscita un suo vastissimo e intrecciato repertorio sui rapporti fra il Cinema e tutte le altre arti: “Costruire lo sguardo”. Storia sinestetica del Cinema in 40 grandi registi (Mancosu Editore, Roma, 2009), per rendere finalmente omaggio a tutte le magiche corrispondenze e i più fantasiosi sodalizi espressivi, che intrecciano e irradiano, insieme, l’ispirazione e l’immaginario. A seguire, il volume di scritture e memorie testimoniali RomAmor (“Come eravamo 1968-2008”), uscito nel 2010 presso le Edizioni del Giano, tutto dedicato al rapporto fra Roma come entità ed amalgama letterario, e i grandi numi tutelari della seconda metà del ’900, fino ai nostri ultimi anni: da Gadda a Moravia, da Flaiano a Pasolini, da Amelia Rosselli a Dario Bellezza, etc.
Ha tenuto numerose conferenze, presentazioni e prolusioni presso le maggiori università italiane ed americane.